Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno 1798 a Recanati nelle Marche. La sua prima educazione venne curata dal precettore Don Sebastiano Sanchini ma fin da piccolo egli trascorre molto tempo nell'imponente biblioteca del padre scegliendo da sé le sue letture. Nel 1809 si dedicò ad uno studio che egli definì "matto e disperatissimo" che danneggiò irreparabilmente il suo fisico e lo rese di aspetto miserabile e di animo più triste. Nel 1816 indirizza alla rivista "Biblioteca Italiana" la "lettera ai signori compilatori della Biblioteca Italina" nella quale difende le posizioni classicistiche contro quelle di Madame de Stael che sostiene invece ideologie di carattere romantico.Questo suo scritto non viene però pubblicato. Nello stesso periodo avviene anche la sua conversione letteraria dalla erudizione vera e propria al gusto della bellezza e stringe amicizia con Pietro Giordani che intuendo il suo senso d'isolamento , l'insofferenza verso il chiuso ambiente della famiglia e di Recanati e la sua genialità, lo incita a proseguire gli studi e le prove poetiche.
Intanto nel 1819 si avvia alla cosiddetta "conversione dal bello al vero" cioè dalla poesia alla filosofia, egli afferma infatti:
"cominciai a seguire la mia infelicità in un modo assai più tenebroso , cominciai ad abbandonare la speranza, a riflettere profondamente sopra le cose, a divenir filosofo di professione (di poeta ch'io era) , a sentire la mia infelicità certa del mondo in luogo di conoscenza, e se io mi metteva a far versi, quei versi traboccavano di sentimento"
Nel 1819 è colpito da una malattia agli occhi che lo tormenterà tutta la vita. Tenta la fuga da Recanati, esasperato dall'oppressione familiare e dall'incomprensione che lo circonda, ma i suoi piani vengono scoperti e il progetto fallisce. In questo momento di profondo malessere fisico e di cupa depressione, in cui medita anche il suicidio, il poeta rielabora e dà forma poetica ai motivi del suo pessimismo. Nascono infatti i "Piccoli Idilli ".
Solo tre anni dopo gli viene dato il permesso di andarsene da Recanati per recarsi a Roma ma la città e l'esperienza romana lo deludono profondamente. Fa dunque ritorno a Recanati e comincia a comporre le "Operette Morali" , un opera in prosa interrompendo così l'attività poetica.
Nel 1827 si trasferisce a Pisa il cui clima sembra giovare alla sua salute sia fisica che mentale, siamo infatti in una fase di relativa serenità durante la quale riprende a scrivere in versi; compone infatti "A Silvia" il primo dei "Canti" noti anche come "Grandi Idilli".
Nel 1830 a Firenze conosce Fanny Targioni Tozzetti e si innamora di lei. Amore però non corrisposto, appassionato e disperato la cui storia è testimoniata dal gruppo di poesie note come "Ciclo di Aspasia" .
Intanto però le sue condizioni fisiche peggiorano sempre di più tanto che egli ormai sempre più depresso si definisce :"un tronco che sente e pena "
Nell'aprile 1836 per sfuggire ad un'epidemia di colera , va ad abitare sulle pendici del Vesuvio e ispirato da questo paesaggio compone i suoi ultimi capolavori come "La Ginestra o il fiore del deserto" .
Nel 1837 le sue condizioni di salute si aggravano, muore il 14 giugno.
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